Bisogna essere molto forti per amare la solitudine. (Pier Paolo Pasolini)
Più mi lasciano sola più splendo. (Alda Merini)
Chi fa da sé fa per tre. (Proverbio popolare)
Vivo in provincia. Una provincia abbastanza vicina alla grande città da avere dei cinema aperti anche il pomeriggio dei giorni infrasettimanali. Sono nata in provincia, ho sempre vissuto in provincia. Anche quando anni fa ho scelto di andare a vivere lontano da dove ero nata per imparare a cavarmela da sola ho finito, senza troppo ragionare, per scegliere la provincia.
Imparare a cavarmela da sola, nella mia testa, comportava prima di tutto imparare a gestire la solitudine. Per questo serviva un posto lontano da quello in cui ero cresciuta, un posto in cui non conoscessi nessuno, dove dovessi crearmi una rete di contatti a partire da zero. Non era una fuga, non era uno strappo, era un’operazione di costruzione, di rafforzamento, di presa di coscienza dei limiti e delle possibilità. Era uno spazio di libertà.
Non so ancora gestire sempre e comunque la solitudine, ma ho scoperto dentro la solitudine degli spazi e dei tempi in cui l’emozione si ingigantisce fino a creare una bolla attorno al mio corpo. Ho scoperto che un cinema vuoto, col suo schermo enorme per due occhi soli, crea distensione ai muscoli del collo e delle braccia, consente l’abbandono ai suoni e alle immagini e regala uno straniamento sublime. Ho scoperto che il pomeriggio custodisce la magia del tempo che scorre diverso a seconda della stagione: in inverno si entra in sala con la luce e si esce col buio; in estate si entra in sala con il sole forte e caldo e si esce sorridendo ancora alla luce e a una temperatura meno aggressiva.
Al cinema da sola, di pomeriggio.
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